La risposta alla crisi? E' a SinistraRoberto Montefusco*, 24 gennaio 2008
La manifestazione del 26 gennaio giunge in una fase evidentemente convulsa, segnata da incertezze, incognite, confusione. Una fase che ci consegna il dato di una politica che si confronta con una crisi di legittimazione gravissima. Qualcuno ripropone, oggi, un paragone con i primi anni Novanta, quando Tangentopoli spazzò via una intera classe dirigente, segnando la fine della Prima Repubblica.
Una classe politica che da tempo non era attraversata più dalle tensioni democratiche migliori della storia repubblicana, penso ai padri costituenti, alla stagione riformatrice del primo centro sinistra, o agli anni Settanta, che consegnarono al paese lo Statuto dei lavoratori ed una nuova stagione dei diritti civili. Quelle forze politiche, in primo luogo Dc e Psi, come profeticamente aveva affermato Enrico Berlinguer nell'intervista a La Repubblica sulla questione morale, caddero sotto i colpi di una devastazione etica, lasciando al paese un debito pubblico spaventoso, con cui ancora oggi facciamo i conti, ed un tessuto di corruzione pervasivo, che generò nell'opinione pubblica un moto autentico di indignazione.
Non so se oggi siamo allo stesso punto. Credo che questa fase abbia caratteristiche diverse. Ma la questione è un' altra. Di fronte alla crisi della Prima Repubblica si ritrovarono nel paese forze in grado di attrezzare una risposta, di rappresentarsi ed essere percepite dai cittadini come "alternative" e differenti da quel sistema. Oggi appare chiaro il rischio che dentro la crisi della politica non ci siano più attori capaci di indicare una prospettiva di rilancio, in cui possano identificarsi le speranze di cambiamento dell'opinione pubblica. E' questa, io credo, la sfida della Sinistra. Ed è questa la tensione che le nuove generazioni devono vivere in una stagione nuova di impegno politico e nella costruzione della Sinistra nuova.Altrimenti il rischio è quello di diventare un pezzo della crisi, e non la possibile soluzione.
Ed è evidente che dentro la crisi del paese si colloca quella del Mezzogiorno. Il Presidente della Regione Sicilia accoglie festante una condanna a cinque anni per favoreggiamento nei confronti di personaggi legati alla mafia. Le vicende dell'Udeur scoperchiano un vaso di Pandora sulle dinamiche di gestione del potere in Campania che per la verità tanti conoscevano, ma di fronte alle quali fatica a montare una condanna politica e morale chiara ed inequivoca, che sarebbe stata molto più opportuna di tanti attestati di solidarietà. Tutto questo mentre il "Rinascimento napoletano" finisce ingloriosamente sotto le montagne di spazzatura, e la classe dirigente campana, quella che ha condiviso in questi anni la gestione del governo regionale, appare condannata definitivamente dalla storia.
Intanto nel paese monta il rischio di una nuova Vandea clericale, mentre i poteri forti si riorganizzano per offrire una risposta "normalizzatrice" ed autoritaria alla crisi democratica che stiamo attraversando.
La Sinistra deve rialzare la testa, proponendosi come soggetto di cambiamento, di inclusione sociale, in grado di rendere questo paese meno ingiusto, di combattere la corruzione, gli arricchimenti personali, i sistemi clientelari che stroncano la libertà e la possibilità di emancipazione di tanti giovani. E soprattutto nel Mezzogiorno c'è bisogno di un salto di qualità.
Ci auguriamo che l'assemblea del 26 gennaio rappresenti un grande momento di discussione e di mobilitazione, in cui possano vivere i temi di una politica nuova, e che le nuove generazioni possano rappresentare davvero un valore aggiunto al processo unitario a Sinistra. Quali che siano gli esiti della crisi di governo, c'è bisogno di una Sinistra forte, non marginale, che stia in campo per tentare, ancora, di cambiare questo paese.
*Coordinatore Giovani Sinistra Democratica Campania
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